Conosciamo davvero le bustine di tè?
Un modo pratico e veloce per bere il tè è sicuramente la bustina, di carta, piramidale ..
Ma siamo consapevoli di ciò che si trova al suo interno? Scopriamolo insieme.
1.LE FOGLIE DI TÈ ALL’INTERNO DELLE BUSTINE
Le foglie di tè, in base alla tipologia, vengono lavorate minuziosamente e seguendo una procedura e dei criteri specifici.
Quando andiamo a prepararle infondendole nell’acqua filtrata, avremo un tè dal sapore ricco, con varie sfumature e salutare per il nostro organismo.
Forse però non sapete che le foglie che troviamo nella maggior parte delle bustine, sono minuscole particelle di foglie, prive della maggior parte delle sostanze nutritive e di sapore. Solitamente vengono utilizzati gli scarti di ciò che rimane dei veri e propri tè in foglia: avanzi di polvere, foglie di tè rotte e rovinate..
Quando infondete una bustina di tè, scoprirete un sapore più amaro (rilasciato dai tannini) che rendono questa bevanda non più così sana.
Lo spazio è un altro problema che ha un impatto sulla qualità. Le bustine di tè sono troppo piccole per permettere alle foglie di aprirsi. Anche per questo motivo, sono generalmente riempite con piccole particelle di foglie.
2.LE SOSTANZE ALL’INTERNO DELLE BUSTINE DI TÈ
Berreste davvero un tè che contiene microplastiche?
Un recente studio della McGill University di Montreal, in Canada, ha portato alla luce che le bustine di tè in nylon, polietilene tereftaato, Pet ecc, oltre a non essere compostabili, rilascerebbero nell’acqua bollente miliardi di micro e nanoparticelle.
Tutto ciò partendo dal fatto che, a temperature superiori a 40 gradi, qualunque tipo di plastica inizia a degradarsi nell’ambiente circostante.
Questi minuscoli elementi sono un rischio per la salute umana?
Nulla è stato ancora accertato, ma uno studio è stato condotto e pubblicato sulla rivista Enviromental Scienc.
Su questo argomento, già nel 2013 era stato lanciato un segnale di allarme dalla giornalista Taylor Orci sull’Atlantic. L’argomento osservava il rilascio di ftalati, ovvero molecole impermeabilizzanti potenzialmente cancerogene. Ma anche questo avviso non è mai stato attestato, anzi, le autorità competenti per quanto riguarda il confezionamento/conservazione degli alimenti hanno approvato il materiale utilizzato.
Ma il punto è che ancora nessuno era andato a controllare l’eventuale deterioramento del materiale stesso e quindi dell’effettivo rilascio di micro-nanoplastiche durante l’infusione.
La verifica:
sono stati analizzati 4 tè diversi confezionati in bustine di plastica. Sono state poi aperte e svuotate del contenuto, lavate e asciugate.
In seguito sono state immerse in una fiala di vetro pulito in cui vi erano all’interno 10 millimetri di acqua a 95°C per 5 minuti di “infusione”. In seguito le bustine vuote sono state tolte dall’acqua bollente e quest’ultima è stata poi travasata in un altro contenitore vuoto e sterile.
Alla fine dell’esperimento è stata verificata al microscopio elettronico la struttura dei polimeri.
Anche la composizione chimica dell’acqua in cui erano state immerse le bustine di tè è stata analizzata, prima e dopo la macerazione, attraverso una precisissima spettroscopia ad infrarossi.
Le analisi hanno dimostrato che la struttura dei polimeri plastici cambiava tra prima e dopo l’infusione e in media ciascuna bustina di tè in plastica rilasciava nell’acqua 11,6 miliardi di microplastiche e 3,1 miliardi di nanoplastiche.
È evidente che il materiale si deteriora, anche se non si sa ancora spiegare il meccanismo con il quale avviene.
Il team canadese ha anche lavorato all’analisi dell’effetto biologico dei residui plastici su un organismo modello, le pulci d’acqua (Daphnia magna). Gli animaletti sono stati esposti per una settimana durante il loro sviluppo ai detriti plastici rilasciati dalle bustine di tè: nonostante siano sopravvissuti, è stato constatato che in una percentuale significativa si erano verificate anomalie anatomiche e differenze nel comportamento (si muovevano meno degli animali di controllo). Dal 5 al 50% delle pulci d’acqua, infine, avevano incorporato i frammenti.
I dati finora raccolti, comunque, non sono sufficienti per affermare la pericolosità delle micro e nanoplastiche rilasciate da questo tipo di confezione. Serviranno ulteriori studi.
Berreste davvero un tè che contiene ftalati?
La scoperta degli ftalati nelle bustine di tè e altri tipi di infusi/tisane è avvenuta da Ulrica Vitale, biologa nutrizionista, naturopata e iridologa presso l’Università “Federico II” di Napoli, Dipartimento di Biologia, Laboratorio di Igiene, pubblicato con il titolo “Yeast Estrogen Screen” sulla rivista scientifica “Biologi Italiani” del mese di maggio 2015.
Sono emersi aspetti legati alla pericolosità della plastica e dei suoi additivi a contatto con gli alimenti, tra questi gli ftalati.
Gli ftalati messi nell’acqua bollente nella bustina vanno a finire nell’infuso e lo abbiamo verificato con ben due indagini: abbiamo trovato ben sedici ftalati diversi”. Peraltro non è obbligatorio inserire nell’etichetta il dettaglio sul materiale del quale è composta la bustina-filtro.
3 di questi sono già stati messi al bando nel 2006 come “sostanze tossiche”.
Questi elementi vanno ad interferire con il normale funzionamento del sistema endocrino, con ripercussioni dannose che possono provocare alterazioni negli organi, nelle funzioni del sistema riproduttivo e nello sviluppo dell’organismo fino all’insorgenza di tumori.
Inoltre la ricerca ha trovato pesticidi anche nei migliori brand, trovando residui di pesticidi nei tè che beviamo.
È stato utilizzato anche lo stesso tasting della “Food Inspection Agency” nazionale per testare i pesticidi residui nelle foglie essiccate.
È stato rilevato che oltre la metà dei prodotti contenevano pesticidi superiore al limite legalmente accettabile.
Nathalie Tufenkji della McGill University affermqa che “Il sale da tavola ha un contenuto di microplastiche relativamente alto, ed è stato segnalato per contenere circa 0,005 microgrammi di plastica per grammo di sale. Una tazza di tè contiene una massa di plastica migliaia di volte maggiore, con 16 microgrammi per tazza”.
3.EFFETTO AMBIENTALE
Il tema dell’impatto delle plastiche sull’ambiente è chiaro e le bustine di tè sono fatte purtroppo per essere usate una volta e poi vengono gettate via.
Il tè sfuso invece, potete anche prepararlo con il metodo orientale, cioè è possibile infondere la stessa quantità d foglie più volte. Il suo profilo aromatico cambierà leggermente da un’infusione all’altra, evolvendo in tante sfumature di sapori e aromi.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
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