A più di un anno dalla comparsa del virus, non avrei mai immaginato di scrivere un pensiero su questo argomento.
Mi ero ripromessa di non intaccare la mia pagina, e quindi il mondo del tè con un argomento così brutto e di cui tutti parlano.
Mi ero rifugiata nel tè, un angolo di benessere e serenità.
Ma poi mi ha toccato da vicino, ed è successo anche a me, a distanza di tempo da quando tutto è cominciato.
Non è grave, ma quando si ha troppo tempo per stare soli, troppo tempo senza fare ciò che più amiamo, allora serve trovare una via di fuga.
Ho deciso di scrivere. Forse qualcosa di personale, troppo intimo.
Non voglio sembrare moralista o superficiale, vorrei solo poter raccontare come ho vissuto e come sto vivendo questa esperienza.
È successo una mattina, durante la colazione.
Preparo un tè a scelta dalla dispensa con la mia brioche calda.
Per la prima volta, il primo sorso, quello dello stupore (perché ogni volta che si fa il primo sorso è sempre una scoperta) è risultato nullo.
Uno stupore si, negativo.
Un secondo sorso, ancora nulla. E lì ho capito. È successo.
Nessun altro sintomo ha destato sospetti, nemmeno i giorni successivi. E sono immensamente grata per tutto ciò.
Ma cosa significa il covid-19, perdere il senso del gusto e dell’olfatto, per chi vive nel settore del tè?
Sarei Tornata al lavoro carica ed emozionata, con tante nuove idee e tanti tè da assaggiare e selezionare. E invece mi ritrovo con un lavoro che al momento non posso più permettermi di fare. Non è più possibile.
Da un giorno all’altro mi ritrovo senza gli unici strumenti a me indispensabili per poter fare ciò che più amo.
Dovrò aspettare, non so nemmeno quanto, e nel frattempo occuparmi dei miei sensi.
Il tè fa bene.
Fior fiore di studi hanno confermato i mille e più benefici della bevanda del tè, in base alla tipologia e a tante altre sfumature, come il terrorir.
È per questo diventato un must durante il primo lockdawn, quando si cercava qualcosa che potesse farci bene all’anima e al corpo.
Ma questa situazione non ha colpito solo noi. Il mio pensiero vola anche lontano, verso i piccoli produttori di tè, aziende famigliari, aziende che combattono per far riconoscere i loro tè, che cercano di creare sostenibilità.
Penso a quanto poco sono conosciute le situazioni dietro alle nostre tazze di tè. A quanta fatica stanno ancora facendo i contadini, che ogni tanto ci contattato per scambiare notizie. A come vivono loro questa esperienza.
Facciamo tutti parte di una grande famiglia, accomunati da una semplice bevanda.
Il mio pensiero ed il mio cuore va a tutti noi, che cerchiamo la forza di combattere e tornare alla serenità.
Nel piano lavorativo:
C’è la paura, quella di aver perso tanto del lavoro che ho fatto negli anni per imparare.
Ho perso gli strumenti fondamentali. Non posso assaggiare, studiare, consigliare agli amici, proporre ai clienti, non posso godere di ciò che regala madre natura.
Vale lo stesso per chi lavora direttamente a contatto con il tè, nelle piantagioni, nelle fabbriche.. che si ritrova incapace nell’esaminare se il prodotto finale rispetta gli standard ed è quello desiderato.
Inoltre, le foglie di tè hanno dei tempi di lavorazione, non è possibile lasciarle da parte e attendere tempi migliori.
Come possiamo condividere ciò che non riusciamo più a conoscere?
Noi sommelier di tè, che per primi vogliamo creare consapevolezza e fiducia, ci ritroviamo inermi nei confronti di chi ci chiede un semplice consiglio o aiuto.
Nel piano personale:
Noi esseri umani amanti del cibo, ci ritroviamo senza la capacità di godere ciò che ingeriamo, senza la possibilità di capire cosa ingeriamo; non sappiamo più cosa ci piace e se è abbastanza per noi.
Non ci nutriamo più, ma mettiamo in atto un meccanismo nel mangiare solo per sopravvivere, prestando meno attenzione anche alla parte più salutistica.
Non è più un piacere, ma un dovere nei confronti del nostro corpo. Trascuriamo la sensazione di benessere.
Amo il mio lavoro, e non vedo l’ora di tornare a condividere quante più tazze di tè con chiunque vorrà.
Voglio perdermi nei viaggi immaginari immersa nelle tazze di tè colorate.
Stiamo lavorando ad un progetto splendido, a cui tengo molto e di cui tutti potrete farne parte. Stiamo dedicando anima e corpo, ma tutto ciò non può che comportare un rallentamento (più o meno lungo) nella realizzazione.
Parlo di un sogno, del mio sogno, e per questo non smetterò di crederci e continuerò a lavorarci.
Al momento rimango in attesa e mi godo questo tempo di consapevolezza. Chissà, magari mentre riordino le mie dispense, nasce qualche nuova idea.
Spaventa il giudizio di chi non conosce la sensazione di perdere ciò per cui si ha tanto studiato, lavorato e fatto sacrifici.
Spaventa il fatto di non tornare al 100%.
Con consapevolezza, ancora più di prima, sono vicina con il cuore a chi ha subìto tutto ciò e a chi è stato peggio di me.
Sono sicura di non essere sola e che prima o poi questa esperienza, sarà solo un brutto incubo da annegare in una gigante tazza di tè fumante.
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