Appena si parla di tè in Cina o Giappone il nostro pensiero ricade subito sulla cerimonia del tè.
È un rito tradizionale, molto sentito e radicato, strettamente legato con la cultura del luogo.
A questo punto devo svelarvi un segreto.. non esiste un’unica cerimonia del tè.
In Cina e Giappone esistono due riti a tratti simili ma diversi tra loro. Li conoscete?
In questo articolo facciamo un breve viaggio in Oriente tra le case da tè, immergendoci in un’atmosfera di pace.
LA CERIMONIA CINESE
Arriviamo in Cina, grande patria di tè e tradizioni, tra cui il “gong fu cha”.
Una tecnica elegante per preparare il tè, che però non viene considerata come una vera e propria cerimonia. Resta un momento unico e speciale.
Sapete come nasce questo rito?
La “casa da tè” nasce in epoca Tang, un luogo pubblico ma riservato solo a chi proveniva dall’alto ceto sociale.
Grazie anche a Lu Yu, nasce un concetto di casa da tè molto più semplice e povera, ispirandosi alla meditazione.
Durante la dinastia Qing invece queste case diventano di dominio pubblico, aperte a tutti. Allo stesso tempo però si evolvono diventando più appariscenti e con giardini davvero caratteristici. Erano dei luoghi di socializzazione, dove veniva suonata musica, si ballava e venivano offerti molti altri servizi rispetto al tè.
Non solo, era diventato un luogo dove parlare d’affari, risolvere questioni e ricevere visite; il tutto sempre davanti ad una perfetta tazza di tè.
È proprio da qui che si sviluppa il gong fu cha.
Questo rito non è caratterizzato solo da movimenti precisi, ma anche da un insieme di utensili necessari al corretto funzionamento.
Per prima cosa, alla base troviamo un vassoio in legno di bambù caratteristico: sulla superficie ci sono dei fori e all’interno/sotto di esso una “bacinella” che serve a raccogliere il tè gocciolato per poi estrarlo e pulirlo.
Sopra a questo essenziale oggetto si svolge tutta la cerimonia.
Per bere il tè vengono utilizzate delle piccole tazzine, poi vengono utilizzati: una teiera di terracotta, una brocca, un colino ed eventualmente dei “tea pet”.
Chi prepara la cerimonia per prima cosa organizza tutti gli utensili sul vassoio di bambù. Successivamente scalda dell’acqua da versare nella teiera che viene poi trasferita nella brocca e infine nelle tazzine. Riscaldando gli oggetti in questo modo, il liquore del tè non subisce uno shock termico.
Infine si prepara la piccola quantità di tè (per alcuni si usa il risciacquo) e si serve, pronto da degustare.
La cerimonia cinese è un’usanza antica, ma rispetto a quella giapponese, è meno formale.
Può essere praticata in ogni momento della giornata.
I tè che si prestano maggiormente a questa pratica sono i tè oolong cinesi e taiwanesi, di qualsiasi gradazione di ossidazione.
La cerimonia cinese infine viene praticata anche da chi non conosce la vera e propria cultura del tè.
LA CERIMONIA GIAPPONESE
Il tè verde è un emblema nipponico che viene bevuto durante tutto l’arco della giornata.
Ma uno in particolare è diventato il simbolo della cerimonia del tè in Giappone: il Matcha.
Il “cha no yu” o “chado”, che significano rispettivamente “acqua calda per il tè” e “via del tè” rappresentano un rito molto diverso da quello cinese.
È una tradizione antichissima ed estremamente elegante, considerata a tutti gli effetti una pratica del buddismo Zen.
È stato il monaco Eisai Myo-an il primo a portare in Giappone la cultura e il tè in polvere.
Il cha no yu è una forma di rito molto complessa, che non riguarda solo la preparazione del tè, bensì racchiude un insieme di arti antiche caratteristiche del paese, tramandate negli anni.
Ritroviamo oltre all’arte del tè: l’arte della calligrafia, del giardinaggio, dell’ikebana (la tecnica che riguarda la composizione dei fiori), dell’architettura (della casa del tè..), della poesia, dell’artigianato e della cucina popolare.
Ultima, ma di fondamentale importanza, il Maestro del tè deve conoscere e praticare i principi della filosofia Zen.
Come abbiamo già letto, durante il cha no yu si degusta il tè Matcha di gradazione cerimoniale, in due infusioni, accompagnato da “wagashi“, dei piccoli dolcetti giapponesi che sembrano opere d’arte.
Per questo rito servono degli specifici utensili “dogo”:
Chashaku: il cucchiaino da tè matcha, un tempo erano d’avorio, ora in bambù.
Chakin: tovaglietta rettangolare di lino bianco usata per pulire la tazza.
Fukusa: tessuto in colori leggeri usato per pulire il cucchiaino ed il tea caddy.
Chasen: frustino in bambù.
Natsume: Il tea caddy in lacca dove viene posto il matcha durante la cerimonia.
Chawan: tazza o ciotola da matcha.
È una pratica diversa da quella cinese, con molte regole e movimenti definiti; possiamo definirla più “rigida”. Dovete sapere che i Maestri del tè studiano anni ed anni, ed ancora c’è qualcosa da imparare.
Nonostante queste formalità, è possibile partecipare ad una cerimonia, quando è organizzata sotto forma di dimostrazione.
Quando si parla di cerimonia del tè giapponese, può capitarvi di incontrare la definizione di “senchado”.
In questo caso viene coinvolto il tè Sencha, servito agli ospiti in un’atmosfera rilassante dove, rispetto al cha no yu, si può anche parlare.
Del senchado esistono molte varianti, con diversi vassoi e stoviglie.
Questa è una rara cerimonia del tè, non molto conosciuta al di fuori del Giappone, il che rende molto difficile trovare un istruttore, creando un rito unico e speciale.
CURIOSITÀ
Samurai: prima di entrare in una casa del tè, erano obbligati a disarmarsi per restare nella pace della condivisione davanti ad una tazza di tè matcha. Faceva parte del loro codice d’onore.
Tocha: o gare di tè, avvenivano nell’alta società, alla corte imperiale o nelle dimore nobiliari. Ci si sfidava nella preparazione del tè migliore e in palio c’erano doni molto costosi o di alto valore sociale (ad esempio kimono, armi ..)
Avete mai partecipato a queste cerimonie del tè? Raccontateci la vostra esperienza!
Buon tè.
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